Quali stoviglie usavano nel medioevo? e come le producevano? parlare di ceramica significa allargare il campo e affrontare svariati argomenti, dalla produzione, al commercio, all'alimentazione. Con graffita si intende una ceramica a duplice cottura, decorata da incisioni. Interessante è il processo di realizzazione: il pezzo asciugato, non ancora cotto viene ingobbiato, viene cioè ricoperto da una patina bianca, ovvero un rivestimento argilloso, di terra bianca molto fine e depurata. Una volta asciutto l'ingobbio, si può decorare con incisioni, per poi mettere il pezzo nella fornace per la prima cottura. La colorazione e vetrina. Dopo la prima cottura si passa alla decorazione, con colori di origine naturale. La graffita di prima produzione presentava come colori giallo e verde, derivanti dagli ossidi minerali rispettivamente di ferro e rame, commerciati in panetti. Al momento dell'utilizzo erano spezzati e macinati in sospensione acquosa in mulini da colore, spesso azionati da animali o da ruote. Dopo il colore è la volta della Vetrina, una soluzione di silice o ossido di piombo che renderà il pezzo impermeabile dopo la seconda cottura. A partire dal XV secolo cambiarono le abitudini alimentari e i commensali cominciarono a mangiare nei piatti individuali. Le forme così si ampliarono, aumentarono i pezzi sulla tavola. Oltre alla funzione alimentare, i piatti assolvevano a un ruolo sociale, ed erano per questo esposti nelle credenze. Contenitori e altri suppellettili di servizio e di cucina vengono prodotti e decorati alla stessa maniera. Non esistevano però produzioni nobili o popolane, ma la distinzione era solo nella qualità, di prima o seconda scelta. La nostra collezione riprende tinte e disegni tipici della nostra area nella seconda metà del XV secolo. |
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